Come rendere umani i testi delle AI

(spoiler: serve anche il cuore, non solo i prompt!)

Quante volte leggiamo un testo e pensiamo: “questo l’ha scritto un’AI”?
Frasi perfette, struttura impeccabile ma manca qualcosa. Una scintilla. Un guizzo. Un battito di personalità. Insomma, la voce umana.

È uno dei grandi temi di questi mesi. Le AI scrivono – e scrivono bene – ma il rischio è quello di ritrovarsi sommersi da contenuti tutti uguali. Piatti. Intercambiabili. Senza voce.

E allora la domanda è: come si fa a scrivere con l’AI, senza che sembri scritta dall’AI?

Quella che segue è una proposta semplice: un processo in 5 fasi dove AI e presenza umana collaborano per rendere i testi leggibili e, soprattutto, più autentici, un metodo pratico da provare e sperimentare. 

Prima fase: Il vuoto creativo

Sì, proprio lui!
Il momento in cui non c’è ancora nulla. Solo silenzio e domande.

Questa è una fase sacra. E deve restare umana.
Perché le intuizioni migliori arrivano da connessioni personali, da vissuti, da domande esistenziali o anche da un caffè preso male.
L’AI non può sostituirci qui. Questo è il nostro spazio. È il terreno dove nascono le idee.

Prendiamoci tempo. Facciamo domande. E lasciamo sedimentare.

Seconda fase: Il brainstorming ragionato

Una volta che le idee iniziano a bussare, è il momento di svilupparle.

Qui l’AI può essere una alleata importante. Ma attenzione: non serve un modello “super-veloce” che spara output. Serve un modello che ragiona. Che fa reasoning.
Possiamo chiederle di fare analogie, mappe concettuali, confronti tra punti di vista e di portarci esempi. Di complicare le cose, se serve.
Io spesso uso questa fase per “tirare fuori” spunti alternativi, angolazioni nuove, domande scomode. È come avere un collega che non si stanca mai.
Ma il timone deve rimanere nostro. Sempre.

Terza fase: lo schema, anche detto la bozza grezza

Qui torniamo noi.

Sulla base delle idee e degli stimoli emersi, dobbiamo disegnare la struttura del contenuto. Non serve essere perfetti: bastano i titoli dei paragrafi, un flusso logico, qualche nota sul tono da usare.
È una fase dove il pensiero si trasforma in strategia narrativa.

Ed è ancora una fase profondamente umana. Perché siamo noi a conoscere il pubblico, i loro problemi, i contesti. L’AI non sente la pressione delle priorità. Noi sì.

Quarta fase: la scrittura automatizzata, ma su misura

Ora sì, possiamo delegare.

Lo schema o la bozza dell’articolo l’abbiamo, e anche lo stile è pronto.
Come lo abbiamo ottenuto? Utilizzando testi già scritti dall’autore che vogliamo simulare. L’AI li analizza per comprenderne la sintassi, il tono di voce, le espressioni tipiche, il ritmo delle frasi. In pratica, studia il modo in cui l’autore comunica e prova a riprodurlo.
A questo punto, possiamo chiederle di scrivere seguendo quella stessa impronta.
Ma attenzione a che modello usiamo: serve velocità, non introspezione.
In questa fase conviene usare LLM più leggeri, che non “pensano troppo”, ma seguono le istruzioni.

Come rendere umani i testi delle AI
Esempio di prompt

 

 

Quello che cambia tutto è il prompt di sistema, cioè le istruzioni che diamo all’AI per replicare il nostro stile: lessico, punteggiatura, tono, ritmo.
Più sono specifiche, più l’output ci somiglierà.

 

Come rendere umani i testi delle AI
Esempio di Prompt di Sistema

 

Un consiglio? Non pretendiamo la perfezione al primo colpo. Iteriamo. Rivediamo. Aggiustiamo.

 

Fase cinque: la revisione finale per umanizzare il testo

L’ultimo passaggio è di nuovo nostro.

Dobbiamo rileggere e sentire se il testo respira. Se, oltre a dire qualcosa, coinvolge ed emoziona.
Qui entrano in gioco le sfumature: un inciso che spezza la rigidità, un’espressione colloquiale che crea connessione, una pausa che fa riflettere.

È qui che l’umano fa la differenza.
Non basta che il testo sia corretto. Deve essere vivo.

In conclusione

Usare l’AI per scrivere non è un problema.
Il problema è usarla da sola.
La vera forza sta nella collaborazione. Nell’alternanza tra intelligenza umana ed elaborazione automatica.
Nel sapere quando guidare e quando lasciarsi aiutare.

 

Non è necessario essere esperti di tecnologia per sfruttare appieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale, l’importante è avvicinarsi a questi strumenti con curiosità e volontà di apprendere.

E tu che ne dici? Hai già provato a sperimentare questi processi di lavoro? 👉🏽 Inizia dalla nostra pagina.

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